lunedì 19 marzo 2018

Recensione "Il bazar dei brutti sogni" di Stephen King

L'ironia, la ferocia, la malinconia, l'amore. E la paura, certo. Le storie raccolte qui - venti più una inedita, Il vaso dei biscotti, in esclusiva per questa edizione - toccano tutta la gamma delle emozioni, come ci illustra Loredana Lipperini, curatrice del libro: «Vi spaventerete per un bambino cattivo che uccide e per piccoli demoni che si nutrono del dolore. Imparerete a temere anziani giudici in grado di prevedere la scomparsa degli altri e giornalisti di gossip in grado di provocarla. Uomini in soprabito giallo vi attenderanno in salotto... Vi interrogherete sulla vita dopo la morte. Perché solo la scrittura riesce a parlare la lingua di Dio, e a consolarci dei nostri dolori. A questo servono i sogni, del resto. Anche quelli brutti. Soprattutto quelli brutti».
Non è un mistero il mio amore per Stephen King, ma nonostante questo credo di riuscire ad essere abbastanza obiettiva nei suoi confronti...e quindi lo ammetto, un autore così prolifico, che ha fatto dell'arte di scrivere, un mestiere così meticoloso non sempre riesce ad essere impeccabile...e così ci troviamo spesso di fronte a quelli che per me sono libri stupendi, ma a volte anche a libri che sono così così, ma si parla sempre di tomi di un certo spessore. Nel caso dei racconti però non ci si discosta poi molto da quanto appena detto. Il vantaggio, in questo caso, è che quando ci si imbatte in una delle storie "così così" si fa presto a superarla!
In questo caso specifico ci si trova di fronte a 18 racconti di cui 2 un po' più lunghi degli altri.
Premesso che per "La chiesa d'ossa" e "Tommy" ho poco e niente da dire, nel senso che trattandosi di poesie le ho lette, ma non apprezzate particolarmente, anzi...diciamo che per me la poesia è altra...
Per quanto riguarda le altre storie...innanzitutto, mi stavo dimenticando di dire che ho amato molto tutte le premesse a ogni novella, amo quando King parla direttamente all'Amato Lettore e soprattutto ho apprezzato il raccontarci del processo creativo, di come, in alcuni casi, gli siano venute le idee per alcuni racconti o alcuni passaggi e ambientazioni...dicevo...le altre storie, quelle che mi sono piaciute di più sono:
"Miglio 81", la prima, che racconta di una sorta di macchina infernale (vago riferimento a Christine?) che si mangia i malcapitati che gli capitano a tiro, l'ho trovata ben strutturata, ogni personaggio ben caratterizzato, nel classico stile King, decisamente non delude. 
Ho trovato molto carine anche "Premium Harmony" e "Una rissa per Batman e Robin" e "La duna" tutte brevi ma tutte ben scritte, soprattutto la terza, che racconta di un giudice in pensione che riceve messaggi  misteriosi scritti proprio nella sabbia di una duna, messaggi da cui è ossessionato, non vi dico il perché, ma decisamente il finale mi ha colta di sorpresa.
I racconti che mi sono piaciuti di più sono "Una morte" e "Morale" il primo perchè ho amato il protagonista e la sua umanità, il secondo perché è stato leggere il King che più amo, la storia della scelta che devono affrontare i due protagonisti mi ha lasciata senza fiato.
Non ho amato molto "Blocco Billy", ma semplicemente perché non capisco nulla di baseball.
Per ultimo vi cito ancora "Ur" che, per chi ama la serie della Torre nera, non deve assolutamente perdersi questa breve lettura, davvero intrigante.
Nel complesso una raccolta meritevole, piacevole...a tratti geniale, come solo King sa essere.

Recensione "Dodici ricordi e un segreto" di Enrica Tesio

''Vuoi essere l'addetta al ricordo, bambina mia?'' Attilio, il nonno che è stato per lei un padre, fa ad Aura questa richiesta sconcertante: non assistere alla malattia che divorerà la mia mente, ricordami nel pieno della vita.
Aura è una ragazza speciale, ha il nistagmo - disturbo che fa muovere le pupille incessantemente e che le è valso il soprannome di Signorina Occhipazzi - e davvero il suo sguardo è sempre rivolto a qualcosa di diverso da quello che vedono gli altri, come alla ricerca di un dettaglio che eternamente le sfugge. Ma proprio per questo Aura è coraggiosa, sa stare sola, sa che gli uomini spesso guardano solo la superficie delle cose: così accetta la sfida e parte per un paese lontano.
Quando però, al suo ritorno, scopre che Attilio è stato di parola e si è recluso in una casa di riposo, Aura capisce di non voler rispettare il patto e comincia a cercare il nonno ovunque: nei messaggi che lui ha seminato dietro di sé come sassolini bianchi nel bosco, nella memoria di chi gli ha voluto bene, nei propri ricordi e in quelli di sua madre Isabella, inadeguata all'amore eppure caparbiamente ostinata a cercarlo, sempre troppo ''leggera'' ma forse per questo capace di rialzarsi quando cade.
E' così che Aura raccoglie frammenti dell'esistenza del nonno ma anche di quelle dei molti personaggi che popolano il romanzo: ''cocci'' di vite autentiche, spesso dolenti, irrisolte ma capaci di incastrarsi le une con le altre in maniera sorprendente. Enrica Tesio mette in queste pagine uno humour piemontese appena velato di malinconia, un po' di ferocia e una scrittura pulita, diretta eppure capace di momenti di improvvisa tenerezza; e fa di questo coro zoppicante e vivo di personaggi una originalissima ''variazione sul tema della famiglia'', i suoi fallimenti, le sue possibilità.
E i suoi segreti, perché di certo non c'è famiglia, felice o infelice, che non ne abbia uno.
Quella che mi accingo a scrivere è una recensione difficile, difficile perché difficile sarà trovare le parole per descrivere le emozioni che è riuscito a suscitare in me questo libro...un libro che mi rimarrà nel cuore, per i personaggi meravigliosi che lo popolano e per le parole e le immagini impossibili da cancellare.
La lettura di questo libro è stata una scoperta, per una volta non mi aspettavo niente e ho ricevuto tanto, tantissimo.
"Dodici ricordi e un segreto" è la storia di Aura, una ragazza piena di spigoli, piena di ricci, con i suoi occhipazzi che non stanno mai fermi... e intorno a lei la sua famiglia, nonno Attilio, un uomo tutto d'un pezzo, rimasto vedovo che si ritrova con una figlia, Isabella, da crescere, un uomo che ha fatto del suo meglio, ma il nostro meglio spesso non è abbastanza. E così Isabella cresce senza crescere mai davvero, sempre alla ricerca di qualcosa di più, sempre alla ricerca dell'amore senza mai riuscire ad afferrarlo perché troppo impegnata a farsi rassicurare di essere amata, senza impegnarsi ad amare lei per prima. E poi arriva il riscatto, Aura, figlia e nipote arrivata all'improvviso, concepita nella notte della pantera, nipote con cui Attilio si trova ad avere un'affinità tutta particolare, li lega un amore incondizionato, ed con lei si impegna ad essere un nonno migliore di quanto non sia riuscito ad essere come padre. 
Il racconto si sviluppa con la ricerca di Aura del nonno...dopo avergli promesso di allontanarsi e non cercarlo per poterlo ricordare per com'è e non per come lo farà diventare la malattia, si ritrova, di ritorno dal suo anno in Irlanda, a volerlo vedere ancora, e così, accompagnata dalle lettere e dagli appunti lasciati da Attilio comincia la sua ricerca che la porterà a vivere tanti dei ricordi del nonno ed a svelarne alcuni segreti, una ricerca che le farà conoscere l'uomo che si nasconde dietro al nonno.
Ed in questa ricerca sono tanti i personaggi che la fanno da contorno, non solo Isabella, ma anche Guglielmo, quasi un fratello, il suo confidente, e poi Giordano e Federico insieme a tutti i ragazzi della Tregua. E ancora Tomaso, la prima impressione su di lui è stata completamente smentita con lo scorrere delle pagine.
Ognuno di questi personaggi non può far altro che entrarvi nel cuore e rimanerci...e nel momento in cui girerete l'ultima pagina vi assicuro che resteranno con voi, se non altro così è stato per me...

mercoledì 14 febbraio 2018

Recensione "Le due facce dell'amore" di Nick Spalding

Jamie Newman è un attraente copywriter, single da due anni, deciso a dare un taglio a una vita scandita da cene solitarie con monoporzioni surgelate. Ma trovare la donna giusta non è affatto facile, come si intuisce dal suo blog, in cui racconta disastrosi appuntamenti al buio con donne assatanate e top model decisamente fuori dalla sua portata. Anche a Laura McIntyre, ventottenne proprietaria di un negozio di cioccolata, le cose non vanno tanto lisce, stando al suo diario. Squallidi agenti immobiliari dai bollenti spiriti e fanatici della bicicletta vestiti di lycra sono infatti sempre in agguato, e la ricerca di un uomo decente sembra senza speranza. Ma quando un giorno i due si incontrano (o scontrano), complici una Vespa impossibile da guidare e una pianta troppo ingombrante da tenere tra le braccia, sembra che la felicità sia a portata di mano. O forse sarà allora che inizieranno davvero i problemi. Basato su vite vissute e reali catastrofi sentimentali, "Le due facce dell'amore" è un libro dedicato a tutti coloro che sanno quanto difficile possa rivelarsi la ricerca del vero amore.
Per la prima volta ho letto un romanzo d'amore scritto da un uomo e devo dire che è stata un'esperienza sorprendente.
Il romanzo di Spalding è sicuramente un romanzo d'evasione che vi regalerà più di un sorriso, senza grandi pretese, ma con quella di regalarvi, sicuramente, alcune ore con la piacevole, divertente ed ironica compagnia di Jamie e Laura.
La storia di Jamie e Laura è quella di due single londinesi alle prese con la ricerca della propria "metà".
Jamie è uno copywriter freelance, carino, ironico, a volte un po' impacciato, che ci racconta le sue avventure/disavventure con l'altro sesso attraverso i post del suo blog personale e lo fa in maniera davvero spassosa. Ogni suo incontro con l'altro sesso si risolve in situazioni tragicomiche che lui affronta con l'ironia e il disincanto tipicamente maschili.
Laura dal canto suo è una piccola imprenditrice, gestisce, con non poche difficoltà, un negozietto di cioccolata, anche lei sta cercando l'uomo giusto dopo essersi lasciata alle spalle, con tanta sofferenza, una relazione durata 5 anni. Confida le sue disavventure e le sue pene d'amore alle pagine del suo diario, in cui si rivolge alla madre che ormai non c'è più, ma di cui Laura sente profondamente la mancanza.
Dopo diversi appuntamenti da dimenticare e dopo essersi sfiorati involontariamente in un paio di occasioni, capita il vero e proprio incontro/scontro tra Jamie e Laura. Scontro fortuito, che li porterà ad intraprendere una relazione che, tra alti e bassi, andrà a risolversi nel più romantico e scontato dei finali.
A grandi linee questa è la trama, trama che effettivamente è un po' banale e ricorda tante commedie romantiche viste in televisione. Ciò che non è scontato è l'approccio che l'autore ha nel raccontare. L'alternanza di capitoli tra il blog di Nick e le pagine del diario di Laura ci permettono di vivere le loro disavventure leggendone il resoconto del malcapitato in prima persona e sono, per entrambi i protagonisti, resoconti davvero divertenti, impossibile trattenersi dal sorridere leggendo degli assurdi appuntamenti di Nick e Laura, ma anche leggendo del loro primo incontro e poi dei successivi appuntamenti, ciascuno dal punto di vista di chi al momento sta raccontando. 
Impossibile non ridere di fronte alla disavventura delle fejitas, all'appuntamento in go-kart, all'appuntamento di Laura con l'invasato ciclista o a quello di Jamie con l'ereditiera e il suo fucile!
Nick è talmente ironico, simpatico, ma a volte anche talmente impacciato (ricorda un po' Hugh Grant in "Quattro matrimoni e un funerale) che è impossibile non innamorarsene e Laura è così dolce e alla mano che suscita simpatia sin dalla prima pagina. Poter leggere i loro pensieri più intimi rende entrambi i personaggi estremamente realistici e le situazioni in cui si vanno a cacciare sembrano davvero situazione che potrebbero capitare (e magari sono capitate) a chiunque di noi...nonostante in alcuni casi sfocino leggermente nel grottesco.
I personaggi che la fanno da contorno, amici parenti e improbabili incontri occasionali, sono molto ben caratterizzati ed anche loro regalano spesso e volentieri, nei vari racconti, delle perle da far emergere ben più di un sorriso.
Nonostante non sia una lettura trascendentale, consiglio questo libro a chi ha voglia di una lettura leggera, divertente e di evasione...in questo caso sicuramente è il libro che fa per voi.

lunedì 12 febbraio 2018

Recensione "Tartarughe all'infinito" di John Green

Indagare sulla misteriosa scomparsa del miliardario Russell Pickett non rientrava certo tra i piani della sedicenne Aza, ma in gioco c’è una ricompensa di centomila dollari e Daisy, Miglior e Più Intrepida Amica da sempre, è decisa a non farsela scappare. Punto di partenza delle indagini diventa il figlio di Pickett, Davis, che Aza un tempo conosceva ma che, pur abitando a una manciata di chilometri, è incastrato in una vita lontana anni luce dalla sua. E incastrata in fondo si sente anche Aza, che cerca con tutte le forze di essere una buona figlia, una buona amica, una buona studentessa e di venire a patti con le spire ogni giorno più strette dei suoi pensieri.
Ho uno strano rapporto con John Green, mi piace...ma con delle piccole eccezioni, non ho amato "Colpa delle stelle", ma, nonostante sia stato il primo suo libro che io abbia letto, ho voluto continuare...ho adorato "Cercando Alaska" e "Will ti presento Will", un po' meno "Teorema Catherine"...ma in ogni caso ho trovato una scrittura brillante e personaggi magistralmente descritti, tutti con delle personalità eccezionali, tutti personaggi che avrei voluto conoscere nella vita reale, personaggi che, purtroppo, nella vita reale difficilmente si possono trovare.
Adolescenti cervellotici ed originali che raramente credo si possano incontrare, ma che decisamente chiunque vorrebbe aver incontrato nella propria adolescenza.
Un po' diversa la questione in questo caso.
"Tartarughe all'infinito" è un libro diverso dal solito Green a cui ero abituata, c'è sempre la sua scrittura brillante, le sue citazioni da ricopiare sui taccuini di cui tutti noi ci muniamo, ci sono sempre i suoi personaggi, sempre diversi, sempre originali, sempre magistralmente descritti. Quello che non c'è è una storia valida, una trama articolata. La storia che riguarda la scomparsa del miliardario Pickett e le vicende che riguardano le indagini svolte da Aza e da Daisy per ritrovarlo e accaparrarsi la ricompensa sono più che altro un  pretesto. Un  pretesto per inoltrarci nella mente e nei pensieri della protagonista. Una protagonista difficile, con problemi profondi, problemi che, io non sapevo, ma hanno afflitto anche l'autore in prima persona.
Non è semplice affezionarsi ad Aza e comprenderla, almeno per chi di manie ossessive e di crisi di panico non ha mai sofferto. Però devo ammettere che mi ha davvero colpito come Green sia riuscito a dare voce ad un problema mentale così profondo e credo difficile da descrivere e da vivere.
È riuscito a farlo con grande sensibilità, i discorsi di Aza tra sé e sé mi hanno colpita molto....il meccanismo che da un piccolo pensiero porta ad un pensiero intrusivo, da cui è impossibile uscire, ma che anzi la trascina in una spirale sempre più stretta, sempre più opprimente, che la costringe ad atti nocivi verso se stessa mi hanno toccata.
In tutto questo ho apprezzato molto anche la figura di Daisy, amica fedele, esuberante che la fa da contraltare alla personalità introspettiva di Aza, divertente, solare, sempre con la battuta pronta, ma anche lei con i suoi problemi che non riescono a emergere perché la protagonista assoluta è la malattia di Aza, malattia che non le permette di ascoltare veramente gli altri.
Come dicevo, la storia dell'indagine, il sentimento che sembra potrebbe sbocciare tra Aza e Davis tutto ciò che ruota attorno a quella che è in assoluto la protagonista del libro, sono solo un pretesto che fa da sfondo...addirittura un po' banale, con una fine scontata. Quello che non è scontato è ciò che succede ad Aza.
È un libro che consiglio, nonostante i suoi difetti mi è piaciuto molto. Per come è trattata e descritta una malattia che hai più è incomprensibile. Io continuo a promuovere Green ed il venire a conoscenza di cosa ha dovuto affrontare nella sua vita me lo rende anche più simpatico.

mercoledì 7 febbraio 2018

Recensione "Regina rossa" di Victoria Aveyard

Nel mondo di Mare Barrow la distinzione è data dal colore del sangue: rosso o argento. Mare e la sua famiglia sono Rossi, povera gente costretta ai lavori più umili al servizio degli Argentei, valorosi guerrieri dai poteri soprannaturali che li rendono simili a divinità. Mare però detiene un potere straordinario che nessun Argenteo ha mai posseduto. È una minaccia per l’intero sistema sociale. Così ha inizio una danza mortale che mette un nobile contro l’altro, e Mare contro il suo cuore.
Era parecchio tempo che non leggevo un distopico (ed effettivamente una ragione c'era...) probabilmente è un genere che non è più nelle mie corde...se mai c'è rientrato.
A memoria direi che l'ultimo/unico distopico che mi sia piaciuto è stato Hunger Games...
Ma procediamo con ordine: innanzitutto vi anticipo che non è che non mi sia piaciuto del tutto...non è un brutto libro, non è mal scritto, non è privo di idee...quindi? Direte voi? Quindi è proprio che questo genere di storie mi annoiano, in questo caso poi ho trovato vi fossero alcune lacune, che mi auguro l'autrice abbia intenzione di colmare con i libri successivi della serie (libri che al 99,999999% io non leggerò, ma comunque...mai dire mai).
La storia parte con dei presupposti interessanti, in questo mondo distopico, creato dalla Aveyard, ci sono i rossi: gente normale, ridotta a sopravvivere in condizioni quasi da schiavitù, senza la tecnologia che tanto ci aiuta, senza soldi, con la spada di Damocle di una guerra che incombe sulle generazioni di ragazzi in procinto di compiere la maggiore età, si perché chi non ha un lavoro è destinato alla leva militare e al fronte.
E poi ci sono gli argentei: chiamati così proprio per il colore del loro sangue, sangue argenteo che conferisce poteri straordinari, ogni casata ha una dote particolare, ci sono quelli super-veloci, quelli super-forti, quelli che controllano il pensiero e così via. Ovviamente gli argentei sono i privilegiati di questo mondo, ricchi, agiati, con un Re che domina su tutti loro e che emana leggi che mettono sempre più in difficoltà i rossi e rendono sempre più agiati gli argentei.
In tutto questo c'è Mare, la protagonista, una rossa abituata a vivere di sotterfugi, inganni, furti...nemmeno la sua famiglia la capisce fino in fondo. Il padre è reduce di guerra, ridotto su una sedia a rotelle, la sorella è la cosiddetta figlia perfetta che lavora cucendo abiti di seta per gli argentei, i 3 fratelli sono tutti al fronte, la madre fa quello che può per mandare avanti la casa. 
Ma cosa capita quando per una serie di circostanze Mare si trova a corte e sfoggia una dote che nemmeno lei sapeva di possedere? Una rossa che possiede un potere sconosciuto anche agli argentei?
Succede che si ritrova promessa sposa del secondogenito del Re e costretta a mentire sulle sue origini e a sottostare alle angherie della famiglia reale.
Questa è l'idea di base, che si sviluppa in un'intricata serie di situazioni ed intrighi che potrebbero essere interessanti, l'idea di base, secondo me è buona, ma che personalmente non mi hanno "presa" poi così tanto.
Come dicevo, l'ho trovata una lettura un po' noiosa, il mondo in cui si muovono tutti questi personaggi in realtà non è ben delineato, non è descritto in maniera convincente, ci si trova catapultati in una realtà di caste senza però capire bene come è organizzata, da dove vengono i poteri degli argentei? Come si è arrivati ad avere una distinzione così netta tra chi ha sangue rosso e chi no?
Ci si trova ad avere a che fare con una fazione di ribelli senza però capire come sia nata questa rivoluzione sotterranea, senza avere le informazioni sufficienti per appassionarsi alle vicende che ruotano attorno agli argentei ed alla loro supremazia.
Stesso discorso vale per i personaggi, non sono ben caratterizzati, quindi mi sono trovata a leggere di una protagonista che non ha saputo suscitare in me né simpatia né antipatia e nemmeno un po' di curiosità...mi sarebbe piaciuto appassionarmi alle sue pene, soffrire un po' o almeno dispiacermi per le sue perdite, per le sue difficoltà...invece questo non è successo proprio perché l'autrice non è riuscita a dargli una personalità coinvolgente. Stesso discorso per gli altri personaggi, i famigliari di Mare con le loro sofferenze non sono riusciti a commuovermi e gli argentei non si sono fatti odiare come avrebbero dovuto.
Nemmeno quella che dovrebbe essere la parte romance mi ha suscitato un qualche coinvolgimento, non riuscivo a tifare per nessuno di quelli che risultano essere i pretendenti di Mare, addirittura non sono riuscita a capire come potesse aver suscitato gli interessi di ben tre ragazzi. Con la lettura non è emerso né che fosse particolarmente bella né che avesse altre doti tali da far innamorare chicchessia.
Quindi, mi ripeto, ma per concludere posso solo dire che è stata una lettura noiosa, con buoni spunti che però per essere veramente interessanti e coinvolgenti sarebbe dovuti essere trattati in maniera diversa. Non mi sento di stroncarlo, quindi mi lancio con 3 stelline, ma poco convinte. 

venerdì 19 gennaio 2018

Recensione: "Fangirl" di Rainbow Rowell

Buonasera lettori,
finalmente la settimana è giunta al termine, sono stanca morta, anche perché il pupo non ne vuole sapere di fare una notte di sonno decente, alle 6 del mattino la sveglia per il lavoro suona quindi...potete immaginare!
Ma tutto ciò non mi ha impedito di divorare Fangirl! E prima di crollare definitivamente ho deciso di lasciarvi la mia opinione...
Approdata all'università, dove la sua gemella Wren vuole solo divertirsi tra party, alcool e ragazzi, la timidissima Cath si trova sola per la prima volta e si rinchiude nella sua stanza a scrivere la fanfiction di cui migliaia di fan attendono il seguito. Ma una compagna di stanza scontrosa con il suo ragazzo carino che le sta sempre intorno, una professoressa di scrittura creativa che pensa che le fanfiction siano solo un plagio, e un affascinante aspirante scrittore che vuole lavorare con lei, obbligheranno Cath ad affrontare la sua nuova vita...
Cath è una ragazza timida, un po' asociale, che non ama le novità, che non vuole confrontarsi con il mondo, ciò che ama è scrivere ed in particolare scrivere fanfiction sul suo personaggio preferito, Simon Snow (una sorta di Harry Potter). La sua gemella Wren è il suo opposto, ma il loro rapporto è comunque simbiotico, ci sono loro due, a soffrire per l'abbandono della madre, ad occuparsi di un padre geniale,ma problematico, ci sono loro inscindibili ed inseparabili soprattutto in ciò che le accomuna di più il mondo delle fanfiction.
Ma quando arriva il momento di dover frequentare il primo anno di college Wren comunica a Cath che non vuole essere la sua compagna di stanza, che vuole prendere le distanze e crearsi un giro di amicizie tutto suo, partecipare a feste, ubriacarsi, frequentare ragazzi...
Cath si trova così catapultata in una situazione che di certo non voleva né si aspettava e che la costringerà, volente o nolente a confrontarsi con persone nuove, che la porterà ad uscire dal guscio, in parte grazie alla sua burbera compagna di stanza, in parte grazie a Nick, compagno di corso di scrittura narrativa con cui inizia un'amicizia legata proprio alla scrittura, ma soprattutto grazie al sempre dolce e sorridente Levi. 
Premetto che assolutamente il mondo delle fanfiction mi è oscuro, conosco l'esistenza, ma non ho mai letto nè aperto un sito di fanfiction, diciamo che questo è stato il mio primo approccio, se così si può dire. Per questo motivo probabilmente, nonostante abbia davvero amato Eleanor & Park, ho aspettato così tanto a leggere Fangirl...eppure mi è stato consigliato più e più volte, oltre al fatto che ne ho letto recensioni super entusiastiche.
Ebbene, devo dire che mi è piaciuto moltissimo, l'ho letto in 3 giorni ed è stata una lettura davvero piacevole nonostante devo ammettere che il finale, lasciato così in sospeso, non mi ha convinta molta.
Però lo stile di Rainbow Rowell mi ha conquistata, dalla prima all'ultima riga, confermando l'opinione che mi ero fatta di questa autrice. I personaggi che escono dalla sua penna sono adorabili e realistici, si entra in sintonia con tutti loro, ovviamente Cath, con tutte le sue difficoltà nel rapportarsi, con la sua tendenza ad isolarsi, con le sue passioni per la lettura e la scrittura è un personaggio stupendo a tutto tondo con cui è quasi impossibile non trovare dei punti in comune. 
Regan mi è piaciuta da subito, con i suoi modi burberi e la dolcezza nascosta in essi...con Wren ho avuto dei momenti di difficoltà, l'avrei strozzata, ma in senso positivo, con tutti i suoi difetti è comunque lo specchio di un certo tipo di modo di affrontare le difficoltà. 
Ed infine non posso non spendere una parola per Levi...quasi il ragazzo ideale, con un sorriso per tutti e con un'attenzione verso le esigenze di chi ama fuori dal comune.
Non posso che consigliare questo libro a chi è in cerca di uno young adult dolce, fresco, divertente e non banale.
Personalmente non mi resta che procurarmi Carry on e leggere la fanfiction di Cath!

lunedì 15 gennaio 2018

Recensione: "Ti prego lasciati odiare" di Anna Premoli

Buongiorno lettori e buon lunedì, 
rieccomi qui con una nuova recensione (di un libro in realtà abbastanza datato...).
Confesso, non avevo mai letto un libro vincitore del premio Bancarella...e come prima volta non è che mi abbia convinta granchè...

Jennifer e Ian si conoscono da sette anni e gli ultimi cinque li hanno passati a farsi la guerra. A capo di due team nella stessa banca d’affari londinese, tra di loro è da sempre scontro aperto e dichiarato. Si detestano, non si sopportano, e non fanno altro che mettersi i bastoni fra le ruote. Finché un giorno, per caso, sono costretti a lavorare a uno stesso progetto: gestire i capitali di un nobile e facoltoso cliente.E così si ritrovano a dover passare molto del loro tempo insieme, anche oltre l’orario d’ufficio. Ma Ian è lo scapolo più affascinante, ricco e ambito di Londra e le sue “frequentazioni” non passano mai inosservate: basta un’innocente serata trascorsa in un ristorante, per farli finire sulla pagina gossip di un noto quotidiano inglese. Lei è furiosa: come possono averla associata a un borioso, classista e pallone gonfiato come Ian? Lui è divertito, ma soprattutto sorpreso: le foto con la collega hanno scoraggiato tutte le sue assillanti corteggiatrici. E allora si lancia in una proposta indecente: le darà carta bianca con il facoltoso cliente se lei accetterà di fingersi la sua fidanzata. Sfida accettata e inizio del gioco! Ben presto però, quello che per Jennifer sembrava uno scherzo, si rivela più complicato del previsto e un bacio, che dovrebbe far parte della messa in scena, scatena brividi e reazioni del tutto inattesi…
Prendendo in mano il romanzo della Premoli, autrice che assolutamente non conoscevo, mi aspettavo si, un romanzo rosa leggero, ma anche un romanzo non banale e divertente. Aspettative non proprio mantenute, il libro si è rivelato, per i miei gusti, troppo inverosimile, prevedibile e quindi banale.
Una lettura leggera, come mi aspettavo e come volevo, ma senza nulla di aggiunto, senza nulla di originale, senza nessuna caratteristica che mi abbia convinta. Volevo leggere un romanzo frivolo, ma con un minimo di senso avrei preferito.
La trama ricalca quella di tanti romanzi rosa, ma questo non è di per se un difetto, dopotutto prendendo in mano un libro del genere quello che ci si aspetta non è nulla di trascendentale. Quindi ci sono una lei e un lui (Jennifer e Ian), accomunati dalla passione per il lavoro, separati da una competitività ai limiti dell'aggressivo e da origini completamente diverse. Ian proviene da una famiglia della nobiltà inglese, destinato ad ereditare il titolo di Conte, quindi con alle spalle un vissuto di un certo tipo, è uno degli scapoli più ambiti di Londra e non disdegna la compagnia di modelle e PR dal dubbio quoziente intellettivo, ma dall'aspetto decisamente piacevole (classico cliché della bellona senza cervello). Jennifer, al contrario, proviene da una famiglia "anti-aristocrazia", alternativi a tutti i costi, vegani e dediti a lavori socialmente utili (per dirne una il fratello è un medico senza frontiere), lei è la classica pecora nera che ha deciso di dedicare la vita al lavoro, ma un lavoro che la famiglia non approva, quello dell'avvocato fiscalista che quindi si occupa dei patrimoni dei tanto odiati aristocratici.
Il romanzo è scandito da tante diatribe e tanti ostacoli da superare, soprattutto dovuti alle due famiglie, ciò che mi ha deluso non è tanto la trama, altrimenti non avrei nemmeno iniziato, quello che mi ha deluso è che l'autrice non si è assolutamente sforzata per creare situazioni originali, battibecchi divertenti...niente di tutto questo, i personaggi sono assurdi, quasi insopportabili, soprattutto la protagonista femminile, talmente antipatica e maleducata che viene da chiedersi il perché lui, Ian, si ostini con così tanta caparbietà a volerla conquistare!
Assurdo il modo in cui Jennifer si ostini dall'inizio alla fine a voler dare battaglia a Ian, in un modo davvero odioso e contro ogni logica. Non si capisce da cosa possa scaturire poi la grande passione tra i due, ok...spesso l'odio nasconde amore, ma in questo caso lei è talmente odiosa ed ostinata che viene da chiedersi: perché??!!!
E lui?...bello da far paura, ricco, nobile, simpatico, educato...di nuovo...perché??!!! Cosa ci trova in lei? Dovrebbe forse essere il fatto che è una delle poche donne a non cadergli immediatamente ai piedi, ok. Ma qui si rasenta davvero l'inverosimile (l'ho già detto!?).
Non posso che finire dicendo che non so proprio come questo libro sia potuto diventare un caso letterario. L'unica cosa che salvo è lo stile. La scrittura della Premoli tutto sommato è piacevole e scorrevole, mi auguro per lei che con i libri successivi abbia lavorato diversamente su trame e personaggi...non credo le darò una seconda occasione o per lo meno non a breve. 

lunedì 8 gennaio 2018

Recensione: "Sleeping beauties" Stephen & Owen King



Buongiorno readers,
prima recensione dell'anno....anno che si apre con il RE.
Dooling è una piccola città fortunata del West Virginia, con una splendida vista sui monti Appalachi e lavoro per tutti. E a Dooling, infatti, che qualche anno fa è stato costruito un carcere all'avanguardia destinato solo alle donne, che siano prostitute o spacciatrici, ladre o assassine, o ancora tutte queste cose insieme. Ed è una di loro, in una notte agitata, ad annunciare l'arrivo della Regina Nera. Per il dottor Norcross, lo psichiatra della prigione, è routine, un sedativo dovrebbe sistemare tutto. Per sua moglie Lila, lo sceriffo di Dooling, poteva essere un presagio. Perché poche ore dopo, da una collina lì vicina, arriva una chiamata al 911, ed è una ragazza sconvolta a urlare nel telefono che una donna mai vista ha ammazzato i suoi due amici, con una forza sovrumana. Il suo nome è Evie Black. Intorno a lei svolazzano strane falene marroni e sembra venire da un altro mondo. Lo stesso, forse, dove le donne a poco a poco finiscono, addormentate da un'inquietante malattia del sonno che le sottrae agli uomini. Un sonno dal quale è meglio non svegliarle.
Che dire di questo romanzo?
Sono sincera, normalmente i libri di King li divoro tutti d'un fiato, con rare, rarissime eccezioni. Questa è una di quelle eccezioni, in particolare con questo romanzo ho avuto un po' di difficoltà alla partenza. Difficoltà  perché il libro è organizzato in capitoli brevi che raccontano di volta in volta le diverse situazioni in cui si trovano i vari personaggi che costellano il libro.
E vi assicuro che non sono per niente pochi (lo dimostra il fatto che ad inizio libro c'è una legenda che descrive brevemente chi e quali rapporti ci sono tra i vari personaggi).
È  un libro che definirei corale. E, personalmente, ho fatto fatica ad entrare in sintonia con la storia, gli eventi narrati e soprattutto con i protagonisti. Inizialmente si viene catapultati nelle vite di troppe persone e di nessuna in modo approfondito...ci vuole tempo ed un po' di incontri per cominciare a conoscerli veramente.
È  qui che ho incontrato qualche intoppo, nelle prime 100 pagine circa, non riuscivo ad appassionarmi...
Ma le cose sono decisamente cambiate con il proseguire della storia. Ad un certo punto ho cominciato a conoscere i protagonisti, ad appassionarmi alle vicende delle carcerate, dello psichiatra del carcere, di sua moglie (lo sceriffo di Dooling) e di suo figlio, ma anche dei personaggi più  difficili, come il "quasi violento" Frank ed il pessimo Don (c'è  sempre un personaggio odioso).
Ho sperato che le protagoniste femminile non si addormentassero e ho cominciato a divorare pagine su pagine, finalmente!
Ho apprezzato i riferimenti alla fiaba della Bella Addormentata, Aurora, nome che nel libro è stato dato alla sindrome che colpisce le donne facendole cadere addormentate ed avvolte da un bozzolo, proprio come la crisalide di una farfalla o, nella fattispecie, di una falena.
Non ho apprezzato particolarmente le parti relative agli animali, un po' troppo inverosimili, per non parlare della faccenda dell'Albero, la Tigre bianca, il Serpente rosso e il Pavone!!! (Chi leggerà capirà)...

Purtroppo mi sono poi nuovamente arenata a 200 pagine circa dalla fine, ma ho tenuto duro...non posso dire che il libro non mi sia piaciuto, gli spunti ed i personaggi sono davvero interessanti ed hanno un gran potenziale.
Però in alcune parti ho trovato una prosa troppo prolissa, non tipica di King...e mi sono spesso chiesta, con il procedere con la lettura, se le sensazioni di noia avute leggendo fossero magari dovute alla scrittura del figlio. Non mi è dato saperlo, perché personalmente non sono riuscita a distinguere differenze evidenti tra i capitoli, come se il libro fosse stato scritto da una sola persona. Non so se questo sia stato un  mio limite o se sia stato fatto volutamente. Fatto sta che non ho trovato la vera e propria impronta del Re.
Non consiglierei più di tanto questo libro a chi volesse leggere una storia di Stephen King, soprattutto a chi dovesse avvicinarsi a questo autore per la prima volta, non è esattamente uno dei suoi scritti migliori, non rispecchia il suo modo di incantare il "fedele lettore".
Avevo aspettative diverse, non è un libro da stroncare, però devo ammettere che è stato una piccola delusione.

lunedì 1 gennaio 2018

My TBR: gennaio 2018

Caro 2018,
che te lo dico a fare...
Meglio non dire niente, non promettere niente, non sperare troppo...ma provarci, provarci sempre. E fare in modo che le cose vadano meglio, che i desideri si avverino. 

Quindi, eccomi qui, in questo primo giorno dell'anno, a ricominciare...e da dove se non da uno dei miei amati elenchi?
Proviamo a dare un'ordine alle letture del mese, non voglio strafare, quindi inserirò 5 libri, quasi tutti pilotati dalla Challenge (QUI) che ho deciso di seguire quest'anno, con la convinzione di essere costante e  la voglia di non mollare. 
Obiettivi da portare a termine per la Challenge, entro il 21 gennaio:
Un romanzo di Stephen King: "Sleeping beauties" (già iniziato...da qualche giorno a dire la verità...diciamo che non mi sta "prendendo" come speravo, non è, per me, uno di quei libri che si fanno divorare, spero di ingranare strada facendo, altrimenti non farò in tempo).
Un libro che abbia vinto un premio: qui la scelta è stata difficile, vorrei un libro leggero, da leggere velocemente...visto che sono rimasta bloccata con King...alla fine, dopo qualche ricerca, ho deciso di tentare la sorte con Anna Premoli (di cui non ho mai letto nulla) ed in particolare con il libro "Ti prego lasciati odiare" vincitore, appunto, del Premio Bancarella nel 2013.

Un libro recensito dalla professoressa McGranitt (La biblioteca di Eliza): qui pochi dubbi, sono forse rimasta la sola a non aver letto Fangirl di Raibow Rowell ed è un libro che mi è stato consigliato e che ho in WL da una vita...che sia la volta buona?
Il 22 gennaio dovremo organizzarci con altri 3 obiettivi... nella speranza di aggiudicarmi la tripletta che desidero gli altri 2 libri del mese potrebbero essere:
Caraval di Stephanie Gerber
Carry on di Rainbow Rowell (amesso e non concesso che Fangirl mi piaccia!)

Libro bonus, fuori Challenge (se poi dovesse rientrarci tanto meglio):
Ogni giorno di David Levithan