mercoledì 14 febbraio 2018

Recensione "Le due facce dell'amore" di Nick Spalding

Jamie Newman è un attraente copywriter, single da due anni, deciso a dare un taglio a una vita scandita da cene solitarie con monoporzioni surgelate. Ma trovare la donna giusta non è affatto facile, come si intuisce dal suo blog, in cui racconta disastrosi appuntamenti al buio con donne assatanate e top model decisamente fuori dalla sua portata. Anche a Laura McIntyre, ventottenne proprietaria di un negozio di cioccolata, le cose non vanno tanto lisce, stando al suo diario. Squallidi agenti immobiliari dai bollenti spiriti e fanatici della bicicletta vestiti di lycra sono infatti sempre in agguato, e la ricerca di un uomo decente sembra senza speranza. Ma quando un giorno i due si incontrano (o scontrano), complici una Vespa impossibile da guidare e una pianta troppo ingombrante da tenere tra le braccia, sembra che la felicità sia a portata di mano. O forse sarà allora che inizieranno davvero i problemi. Basato su vite vissute e reali catastrofi sentimentali, "Le due facce dell'amore" è un libro dedicato a tutti coloro che sanno quanto difficile possa rivelarsi la ricerca del vero amore.
Per la prima volta ho letto un romanzo d'amore scritto da un uomo e devo dire che è stata un'esperienza sorprendente.
Il romanzo di Spalding è sicuramente un romanzo d'evasione che vi regalerà più di un sorriso, senza grandi pretese, ma con quella di regalarvi, sicuramente, alcune ore con la piacevole, divertente ed ironica compagnia di Jamie e Laura.
La storia di Jamie e Laura è quella di due single londinesi alle prese con la ricerca della propria "metà".
Jamie è uno copywriter freelance, carino, ironico, a volte un po' impacciato, che ci racconta le sue avventure/disavventure con l'altro sesso attraverso i post del suo blog personale e lo fa in maniera davvero spassosa. Ogni suo incontro con l'altro sesso si risolve in situazioni tragicomiche che lui affronta con l'ironia e il disincanto tipicamente maschili.
Laura dal canto suo è una piccola imprenditrice, gestisce, con non poche difficoltà, un negozietto di cioccolata, anche lei sta cercando l'uomo giusto dopo essersi lasciata alle spalle, con tanta sofferenza, una relazione durata 5 anni. Confida le sue disavventure e le sue pene d'amore alle pagine del suo diario, in cui si rivolge alla madre che ormai non c'è più, ma di cui Laura sente profondamente la mancanza.
Dopo diversi appuntamenti da dimenticare e dopo essersi sfiorati involontariamente in un paio di occasioni, capita il vero e proprio incontro/scontro tra Jamie e Laura. Scontro fortuito, che li porterà ad intraprendere una relazione che, tra alti e bassi, andrà a risolversi nel più romantico e scontato dei finali.
A grandi linee questa è la trama, trama che effettivamente è un po' banale e ricorda tante commedie romantiche viste in televisione. Ciò che non è scontato è l'approccio che l'autore ha nel raccontare. L'alternanza di capitoli tra il blog di Nick e le pagine del diario di Laura ci permettono di vivere le loro disavventure leggendone il resoconto del malcapitato in prima persona e sono, per entrambi i protagonisti, resoconti davvero divertenti, impossibile trattenersi dal sorridere leggendo degli assurdi appuntamenti di Nick e Laura, ma anche leggendo del loro primo incontro e poi dei successivi appuntamenti, ciascuno dal punto di vista di chi al momento sta raccontando. 
Impossibile non ridere di fronte alla disavventura delle fejitas, all'appuntamento in go-kart, all'appuntamento di Laura con l'invasato ciclista o a quello di Jamie con l'ereditiera e il suo fucile!
Nick è talmente ironico, simpatico, ma a volte anche talmente impacciato (ricorda un po' Hugh Grant in "Quattro matrimoni e un funerale) che è impossibile non innamorarsene e Laura è così dolce e alla mano che suscita simpatia sin dalla prima pagina. Poter leggere i loro pensieri più intimi rende entrambi i personaggi estremamente realistici e le situazioni in cui si vanno a cacciare sembrano davvero situazione che potrebbero capitare (e magari sono capitate) a chiunque di noi...nonostante in alcuni casi sfocino leggermente nel grottesco.
I personaggi che la fanno da contorno, amici parenti e improbabili incontri occasionali, sono molto ben caratterizzati ed anche loro regalano spesso e volentieri, nei vari racconti, delle perle da far emergere ben più di un sorriso.
Nonostante non sia una lettura trascendentale, consiglio questo libro a chi ha voglia di una lettura leggera, divertente e di evasione...in questo caso sicuramente è il libro che fa per voi.

lunedì 12 febbraio 2018

Recensione "Tartarughe all'infinito" di John Green

Indagare sulla misteriosa scomparsa del miliardario Russell Pickett non rientrava certo tra i piani della sedicenne Aza, ma in gioco c’è una ricompensa di centomila dollari e Daisy, Miglior e Più Intrepida Amica da sempre, è decisa a non farsela scappare. Punto di partenza delle indagini diventa il figlio di Pickett, Davis, che Aza un tempo conosceva ma che, pur abitando a una manciata di chilometri, è incastrato in una vita lontana anni luce dalla sua. E incastrata in fondo si sente anche Aza, che cerca con tutte le forze di essere una buona figlia, una buona amica, una buona studentessa e di venire a patti con le spire ogni giorno più strette dei suoi pensieri.
Ho uno strano rapporto con John Green, mi piace...ma con delle piccole eccezioni, non ho amato "Colpa delle stelle", ma, nonostante sia stato il primo suo libro che io abbia letto, ho voluto continuare...ho adorato "Cercando Alaska" e "Will ti presento Will", un po' meno "Teorema Catherine"...ma in ogni caso ho trovato una scrittura brillante e personaggi magistralmente descritti, tutti con delle personalità eccezionali, tutti personaggi che avrei voluto conoscere nella vita reale, personaggi che, purtroppo, nella vita reale difficilmente si possono trovare.
Adolescenti cervellotici ed originali che raramente credo si possano incontrare, ma che decisamente chiunque vorrebbe aver incontrato nella propria adolescenza.
Un po' diversa la questione in questo caso.
"Tartarughe all'infinito" è un libro diverso dal solito Green a cui ero abituata, c'è sempre la sua scrittura brillante, le sue citazioni da ricopiare sui taccuini di cui tutti noi ci muniamo, ci sono sempre i suoi personaggi, sempre diversi, sempre originali, sempre magistralmente descritti. Quello che non c'è è una storia valida, una trama articolata. La storia che riguarda la scomparsa del miliardario Pickett e le vicende che riguardano le indagini svolte da Aza e da Daisy per ritrovarlo e accaparrarsi la ricompensa sono più che altro un  pretesto. Un  pretesto per inoltrarci nella mente e nei pensieri della protagonista. Una protagonista difficile, con problemi profondi, problemi che, io non sapevo, ma hanno afflitto anche l'autore in prima persona.
Non è semplice affezionarsi ad Aza e comprenderla, almeno per chi di manie ossessive e di crisi di panico non ha mai sofferto. Però devo ammettere che mi ha davvero colpito come Green sia riuscito a dare voce ad un problema mentale così profondo e credo difficile da descrivere e da vivere.
È riuscito a farlo con grande sensibilità, i discorsi di Aza tra sé e sé mi hanno colpita molto....il meccanismo che da un piccolo pensiero porta ad un pensiero intrusivo, da cui è impossibile uscire, ma che anzi la trascina in una spirale sempre più stretta, sempre più opprimente, che la costringe ad atti nocivi verso se stessa mi hanno toccata.
In tutto questo ho apprezzato molto anche la figura di Daisy, amica fedele, esuberante che la fa da contraltare alla personalità introspettiva di Aza, divertente, solare, sempre con la battuta pronta, ma anche lei con i suoi problemi che non riescono a emergere perché la protagonista assoluta è la malattia di Aza, malattia che non le permette di ascoltare veramente gli altri.
Come dicevo, la storia dell'indagine, il sentimento che sembra potrebbe sbocciare tra Aza e Davis tutto ciò che ruota attorno a quella che è in assoluto la protagonista del libro, sono solo un pretesto che fa da sfondo...addirittura un po' banale, con una fine scontata. Quello che non è scontato è ciò che succede ad Aza.
È un libro che consiglio, nonostante i suoi difetti mi è piaciuto molto. Per come è trattata e descritta una malattia che hai più è incomprensibile. Io continuo a promuovere Green ed il venire a conoscenza di cosa ha dovuto affrontare nella sua vita me lo rende anche più simpatico.

mercoledì 7 febbraio 2018

Recensione "Regina rossa" di Victoria Aveyard

Nel mondo di Mare Barrow la distinzione è data dal colore del sangue: rosso o argento. Mare e la sua famiglia sono Rossi, povera gente costretta ai lavori più umili al servizio degli Argentei, valorosi guerrieri dai poteri soprannaturali che li rendono simili a divinità. Mare però detiene un potere straordinario che nessun Argenteo ha mai posseduto. È una minaccia per l’intero sistema sociale. Così ha inizio una danza mortale che mette un nobile contro l’altro, e Mare contro il suo cuore.
Era parecchio tempo che non leggevo un distopico (ed effettivamente una ragione c'era...) probabilmente è un genere che non è più nelle mie corde...se mai c'è rientrato.
A memoria direi che l'ultimo/unico distopico che mi sia piaciuto è stato Hunger Games...
Ma procediamo con ordine: innanzitutto vi anticipo che non è che non mi sia piaciuto del tutto...non è un brutto libro, non è mal scritto, non è privo di idee...quindi? Direte voi? Quindi è proprio che questo genere di storie mi annoiano, in questo caso poi ho trovato vi fossero alcune lacune, che mi auguro l'autrice abbia intenzione di colmare con i libri successivi della serie (libri che al 99,999999% io non leggerò, ma comunque...mai dire mai).
La storia parte con dei presupposti interessanti, in questo mondo distopico, creato dalla Aveyard, ci sono i rossi: gente normale, ridotta a sopravvivere in condizioni quasi da schiavitù, senza la tecnologia che tanto ci aiuta, senza soldi, con la spada di Damocle di una guerra che incombe sulle generazioni di ragazzi in procinto di compiere la maggiore età, si perché chi non ha un lavoro è destinato alla leva militare e al fronte.
E poi ci sono gli argentei: chiamati così proprio per il colore del loro sangue, sangue argenteo che conferisce poteri straordinari, ogni casata ha una dote particolare, ci sono quelli super-veloci, quelli super-forti, quelli che controllano il pensiero e così via. Ovviamente gli argentei sono i privilegiati di questo mondo, ricchi, agiati, con un Re che domina su tutti loro e che emana leggi che mettono sempre più in difficoltà i rossi e rendono sempre più agiati gli argentei.
In tutto questo c'è Mare, la protagonista, una rossa abituata a vivere di sotterfugi, inganni, furti...nemmeno la sua famiglia la capisce fino in fondo. Il padre è reduce di guerra, ridotto su una sedia a rotelle, la sorella è la cosiddetta figlia perfetta che lavora cucendo abiti di seta per gli argentei, i 3 fratelli sono tutti al fronte, la madre fa quello che può per mandare avanti la casa. 
Ma cosa capita quando per una serie di circostanze Mare si trova a corte e sfoggia una dote che nemmeno lei sapeva di possedere? Una rossa che possiede un potere sconosciuto anche agli argentei?
Succede che si ritrova promessa sposa del secondogenito del Re e costretta a mentire sulle sue origini e a sottostare alle angherie della famiglia reale.
Questa è l'idea di base, che si sviluppa in un'intricata serie di situazioni ed intrighi che potrebbero essere interessanti, l'idea di base, secondo me è buona, ma che personalmente non mi hanno "presa" poi così tanto.
Come dicevo, l'ho trovata una lettura un po' noiosa, il mondo in cui si muovono tutti questi personaggi in realtà non è ben delineato, non è descritto in maniera convincente, ci si trova catapultati in una realtà di caste senza però capire bene come è organizzata, da dove vengono i poteri degli argentei? Come si è arrivati ad avere una distinzione così netta tra chi ha sangue rosso e chi no?
Ci si trova ad avere a che fare con una fazione di ribelli senza però capire come sia nata questa rivoluzione sotterranea, senza avere le informazioni sufficienti per appassionarsi alle vicende che ruotano attorno agli argentei ed alla loro supremazia.
Stesso discorso vale per i personaggi, non sono ben caratterizzati, quindi mi sono trovata a leggere di una protagonista che non ha saputo suscitare in me né simpatia né antipatia e nemmeno un po' di curiosità...mi sarebbe piaciuto appassionarmi alle sue pene, soffrire un po' o almeno dispiacermi per le sue perdite, per le sue difficoltà...invece questo non è successo proprio perché l'autrice non è riuscita a dargli una personalità coinvolgente. Stesso discorso per gli altri personaggi, i famigliari di Mare con le loro sofferenze non sono riusciti a commuovermi e gli argentei non si sono fatti odiare come avrebbero dovuto.
Nemmeno quella che dovrebbe essere la parte romance mi ha suscitato un qualche coinvolgimento, non riuscivo a tifare per nessuno di quelli che risultano essere i pretendenti di Mare, addirittura non sono riuscita a capire come potesse aver suscitato gli interessi di ben tre ragazzi. Con la lettura non è emerso né che fosse particolarmente bella né che avesse altre doti tali da far innamorare chicchessia.
Quindi, mi ripeto, ma per concludere posso solo dire che è stata una lettura noiosa, con buoni spunti che però per essere veramente interessanti e coinvolgenti sarebbe dovuti essere trattati in maniera diversa. Non mi sento di stroncarlo, quindi mi lancio con 3 stelline, ma poco convinte.