Trama:Miles Halter, sedici anni, colto e introverso, comincia a frequentare un'esclusiva prep school dell'Alabama. Qui lega subito con Chip, povero e brillantissimo, ammesso alla scuola grazie a una borsa di studio, e con Alaska Young, divertente, sexy, attraente, avventurosa studentessa di cui tutti sono innamorati. Insieme bevono, fumano, stanno svegli la notte e inventano scherzi brillanti e complicati. Ma Miles non ci mette molto a capire che Alaska è infelice, e quando lei muore schiantandosi in auto vuole sapere perché. È stato davvero un incidente? O Alaska ha cercato la morte?
La mia opinione:
Ho
iniziato a leggere questo romanzo in maniera del tutto “incontaminata”, nel
senso che l’ho preso a scatola chiusa, senza aver letto nemmeno la trama!
Quindi non sapevo proprio cosa aspettarmi…di John Green avevo letto soltanto
Colpa delle stelle, chi di noi non lo ha letto dopotutto?
Beh,
se Colpa delle stelle mi è piaciuto…Cercando Alaska mi ha letteralmente
conquistata!
Questa
libro tratta del senso della vita: l'amicizia, l'amore, la perdita, l'aldilà, il
senso di colpa e il dolore. Tutto dal punto di vista di Miles Halter, 16 anni, un
ragazzo timido, mingherlino, tutt’altro che brillante, anzi il classico ragazzo
nerd.
Miles
vive con i suoi genitori, è senza amici, ma non se ne fa un cruccio, e la sua più
grande stranezza è leggere biografie di personaggi famosi in cerca delle loro ultime parole prima di
morire.
«Ecco, c’è questo signore» dissi,
affacciandomi sulla soglia del salotto. «François Rabelais. Poeta. E le sue
ultime parole sono state: "Vado a cercare un grande Forse." Ecco
perché voglio andare via. Così non dovrò aspettare di essere in punto di morte
per mettermi in cerca di un Grande Forse.»
Ed
è alla ricerca del suo grande Forse che Miles decide di frequentare il Collegio
Culver Creek dove spera di ricominciare.
Lì
fa amicizia con il suo compagno di stanza Chip, alias "il Colonnello"
(che parte immediatamente dando a Miles il soprannome di Ciccio) il cui talento
è una memoria fantastica ed essere un genio in matematica, poi con un ragazzo
di nome Takumi e la loro migliore amica, una ragazza di nome Alaska Young.
Alaska è bella intelligente, lunatica, misteriosa, una ragazza irraggiungibile e
imprevedibile e Miles non può fare a meno di innamorarsene irrimediabilmente.
A questo punto…ma qualsiasi punto
va bene per dire che Alaska era bellissima. Così vicina a me, nel buio, odorava
di sudore e di sole e di vaniglia.
Alla luce di uno spicchio di luna
si vedeva solo la sua sagoma, tranne quando fumava, e la brace della sigaretta,
tonda e brillante come una ciliegia, le inondava il viso di un lampo rossastro.
Ma anche nell'oscurità potevo
scorgere i suoi occhi – due vividi smeraldi. Il tipo di occhi che predispongono
un uomo alla devozione incondizionata.
Alaska
è una ragazza spregiudicata, fuma troppo, beve troppo, non ha problemi con il
sesso, ma c’è un ma, c’è un mistero, qualcosa di doloroso che la accompagna e
crea una sorta di ombra nel suo carattere.
Sorrise come un bambino la
mattina di Natale, e disse: «Voialtri fumate per il gusto. Io fumo per
ammazzarmi.»
«Lo sai chi ami, Ciccio? Tu ami
la ragazza che ti fa ridere, che ti fa vedere i porno e beve vino con te. La stronza
pazza, e scorbutica non puoi amarla.»
E a dire il vero era più o meno
così.
Il
libro è diviso tra prima e dopo un certo evento. Ed è solo quando questo evento
fa la sua comparsa che la differenza tra il prima e dopo diventa chiara,
inevitabile.
Il prima ci racconta della vita di questi
ragazzi ci fa affezionare a tutti loro. Ai loro scherzi, al loro fare delle
cose stupide ed ai loro discorsi sulla vita…finalmente Miles ha incontrato
delle menti affini, delle personalità trascinanti, degli amici.
Anch'io volevo essere uno di
quelli che hanno degli standard da mantenere, una di quelle personalità intense
che lasciano il segno.
Ora, se non altro, tipi del
genere li conoscevo. E loro avevano bisogno di me, come le comete hanno bisogno
di una coda.
Ho
amato Miles, la sua ingenuità e la sua innocenza. E Alaska? Alaska non si fa
amare fino in fondo, troppo lunatica? Troppo misteriosa? Troppo fantastica? Non
so, ma sicuramente è una di quelle persone che attrae le persone con il proprio
magnetismo e la personalità, con quel non so che di autodistruttivo che la
accompagna.
Così me ne tornai nella mia
stanza e crollai sul letto, pensando che se gli esseri umani fossero
precipitazioni atmosferiche, io sarei stato una pioggerella, lei un ciclone.
«Cristo, non voglio diventare una
di quelle che ti attaccano una pezza su quello che vogliono fare da grandi. Lo farò
e basta. Immaginare il futuro sa di rimpianto.»
«Eh?» feci io.
«Passi la vita inchiodato nel
labirinto, pensando al modo in cui un giorno ne uscirai, e a come sarà
fantastico, e immagini che il futuro ti trascinerà pian piano fuori di lì, ma
non succede. È solo usare il futuro per sfuggire al presente.»
Questa
"labirinto" diventa una discussione centrale che, ad un certo punto,
coinvolge tutti i personaggi…proprio quando arriva il dopo. Non svelerò dopo cosa…ma solo che da questo punto in poi
il libro prende un piega diversa. Una sorta di viaggio più introspettivo e
sicuramente doloroso.
Pensai: “Ecco perché ho paura: ho
perduto qualcosa di importante, non riesco più a trovarlo, e ne ho bisogno.
Paura come uno che perde gli occhiali, va dall’ottico e scopre che in tutto il
mondo non ci sono più occhiali, e lui dovrà far senza e basta.”
È
sicuramente un libro che mi ha lasciato qualcosa, amo la scrittura di John
Green, i personaggi che riesce a creare, sicuramente fa riflettere, continuerò
a pensare le ultime parole di questo libro per lungo tempo.
Quando gli adulti, con lo stupido sorriso di chi crede di saperla lunga, dicono: “I giovani si credono invincibili” non sanno quanto hanno ragione. La disperazione non fa per noi, perché niente può ferirci irreparabilmente. Ci crediamo invincibili perché lo siamo. Non possiamo nascere, e non possiamo morire. Come l’energia, possiamo solo cambiare forma, dimensioni, manifestazioni. Gli adulti, invecchiando, lo dimenticano. Hanno una gran paura di perdere, di fallire. Ma quella parte di noi che è più grande della somma delle nostre parti non ha un inizio e non ha una fine, e dunque non può fallire.
Il mio voto;
Lo avevo adorato!!
RispondiEliminaAll'inizio m sembrava un pò lento, ma poi ho imparato a capirlo ed amarlo!
Uno dei libri più belli che abbia mai letto e nonostante sia passato tanto tempo dalla prima volta non ho mai smesso di amarlo.
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